Il Grande Ajax di Rinus Michels (e poi Stefan Kovács) è stato sicuramente il team che ha avuto l’impatto più importante e per certi versi fragoroso sulla storia del calcio.
Ma in Italia, la squadra olandese è stata a lungo vittima di fraintendimenti ed incomprensioni causati principalmente dalla peculiare insularità in cui il nostro calcio si era autoconfinato tra l’inizio degli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta.
Con il cosiddetto “Catenaccio” infatti, si era sviluppato un movimento assolutamente anomalo in cui marcature a uomo, schieramenti tattici asimmetrici, importanza sovrabbondante del fattore tattico sul terreno di gioco e specialistico nella formazione dei calciatori sono stati assiomi inviolabili. Questi assiomi, sommati tutti assieme, non hanno riscontro in nessun altro Paese d’Europa (e del mondo) e proprio per questo si è finiti per non comprendere non solo cos’è stato il Calcio Totale ma anche qual’è stato il segreto dell’Ajax.
I TRE VOLTI DEL CALCIO TOTALE
Rinus Michels
Abbiamo una prima versione che ha avuto in Rinus Michels il suo profeta (ed in Johann Cruijff il suo esecutore).
Questa pone molto l’enfasi sull’aspetto tecnico e sul concetto di polivalenza degli undici calciatori che sostanzialmente interpretano in modo assai libero uno spartito tattico volutamente poco organizzato a livello collettivo ed a maglie molto larghe. Questa “disorganizzazione” di base, per reggere, ha però bisogno che i giocatori seguano principi molto ferrei e codificati.
Tipici, di questo modo di giocare, sono i duelli uomo contro uomo – anche in difesa – e centrocampo e attacco assai leggeri e fluidi che diano pochi punti di riferimento.
Le squadre che interpretano questo tipo di gioco utilizzano l’arma del pressing individuale per rubare il pallone e riposizionarsi in modo corretto sul campo, con il baricentro sempre alto e lontano dalla propria porta. César Luis Menotti (ed il menottismo) in Sudamerica e Josep Guardiola (ed il guardiolismo) in Spagna sono stati i principali seguaci di questo filone.
Ernst Happel
La seconda versione del Calcio Totale è invece quella che per comodità definiamo “happeliana”, in quanto è stata implementata (sempre in Olanda, prima al Den Haag e poi al Feijenoord) dal tecnico austriaco Ernst Happel che, al contrario, esalta l’organizzazione e la tattica collettiva più che la tecnica e la versatilità degli interpreti.
È un calcio fondato sul motto «correre, correre, correre e disciplina», assai più rigoroso e militaresco nella gestione della parte tattica (soprattutto della linea difensiva) ma con principi di gioco assai più vaghi e schematici.
In queste squadre quindi il pressing diventa un’arma ancora più decisiva ed infatti viene organizzato collettivamente, in coabitazione con i movimenti della linea difensiva; mentre la fase offensiva è più schematica ed è affidata spesso al concetto di ripartenza.
Il difensivismo fiammingo di Raymond Goethals e Guy Thys, il Milan di Arrigo Sacchi ed il calcio delle squadre di Jürgen Klopp basato sul gegenpressing (cioè la contropressione) possono essere considerati ramificazioni / evoluzioni del Calcio Totale happeliano.
La scuola dell’Est
Infine abbiamo una terza versione che, soprattutto per motivi politici ed ideologici, è stata quasi interamente confinata nell’Europa dell’Est. Un modello calcistico quasi laboratoriale implementato, sempre nella metà degli anni Sessanta, da Viktor Maslov – tecnico della Dinamo di Kiev – e poi perfezionato in modo decisivo nella decade successiva dal suo allievo Valerij Lobanovskyj.
Quello che possiamo coniare come “filone lobanovskiano” può essere considerato come una versione ancor più rigida ed estremista del calcio happeliano che invece limitava l’organizzazione collettivista alla sola fase difensiva.
Un calcio interamente pianificato e schematizzato sia nella fase difensiva che offensiva, particolarmente adatto per giocatori di classe “medio-bassa”, dei cloni che devono mettersi continuamente al servizio dei movimenti collettivi dell’undici titolare. In questo tipo di gioco, la struttura tattica è quindi più camaleontica rispetto a quello degli happeliani (perché la sua pianificazione alla base è capillare) anche se l’organizzazione collettivista è ancora più rigida ed asfissiante e poco idonea a gestire le variabili e gli imprevisti che le partite portavano con sé.
Nelle quattro schede sottostanti, e in quelle della prossima settimana, si analizzano in modo capillare le partite più rappresentative della squadra che meglio ha incarnato la versione primigenia del Totaalvoetball.
MILAN-AJAX
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AJAX-ARSENAL
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ATLETICO MADRID-AJAX
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AJAX-CELTIC
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Ajax-Celtic 1971