Analizzando dettagliatamente queste otto sfide del leggendario Ajax, possiamo trarre alcune considerazioni che in un certo modo possono sembrare spiazzanti.

La prima, di smaccata derivazione breriana-italianista, vede nell’Ajax una squadra che con il suo “eretismo podistico” ha sconvolto i dogmi del giusto ordine calcistico preesistente (di derivazione italianista, chiaramente) finendo per mediocrizzare il calcio in uno sport fatto di corsa, anarchia tattica e spinta agonistica.

Dall’altra, invece, vige una narrazione di “finta apologia”, che in Italia sarà consacrata dal filone sacchiano.

Le idee di Sacchi in realtà, come abbiamo visto nell’incipit, sono da considerarsi più una derivazione dell’happelismo che del totaalvoetball michelsiano. Questi falsi apologeti vedono nell’Ajax una squadra organizzata collettivamente ed atleticamente ad un livello superiore rispetto a quelle italiane cosa che, come abbiamo appurato, è completamente falsa perché lo scheletro tattico di quella squadra era impostato esattamente come quello delle squadre italiane coeve e cioè marcature individuali a tuttocampo e libero staccato; un’organizzazione di base quindi “pane e salame” lontana mille miglia dal rigore tattico delle squadre di Happel o di Lobanovskyj.

La differenza stava tutta nella chimica dell’impalcatura tattica: le squadre italiane erano composte interamente da specialisti che seguivano uno spartito tattico assai vincolante in cui la libertà di uscire dagli schemi era affidata a pochi giocatori chiave (il libero, il regista, l’ala) mentre l’Ajax era strutturato su giocatori che facevano dell’eclettismo e della polivalenza la loro arma principale e dove “tutti sapevano fare tutto”.

Ne consegue un’inquadratura tattica assai più sciolta, in cui tutti i dieci giocatori di movimento godevano della massima libertà di spostamento sul terreno di gioco anche se questa anarchia era in realtà solo apparente perché tutti i giocatori dell’Ajax dovevano rispettare principi di gioco assai ferrei e codificati.

La stessa arma del pressing – la novità principale introdotta dalla squadra olandese – non veniva sempre usata in modo monotematico in quanto l’Ajax era una squadra che paradossalmente per prima cosa si adattava allo schema tattico avversario ed in un secondo momento decideva di affrontarlo con le sue molteplici armi che vanno dal recupero palla in zona avanzata, allo spunto in velocità dei giocatori, fino alla ricerca del “terzo uomo” e dello spazio libero attraverso la triangolazione ed il “dai e vai”.

Per fare ciò, i giocatori devono essere molto rapidi ed intensi negli spazi brevi in fase di non possesso palla; mentre in fase di possesso, devono dare meno riferimenti possibili spostandosi continuamente di posizione “disegnando” tanti piccoli triangoli immaginari sul terreno di gioco.

Saranno questi i principi che guideranno anche la “rivoluzione catalana” introdotta al Barcellona dallo stesso Rinus Michels e poi perfezionata dal suo discepolo Johan Cruijff e dal pupillo di quest’ultimo: Pep Guardiola.

Francesco Scabar

Qui sotto, le ultime quattro schede dell’Ajax da scaricare:

AJAX-PANATHINAIKOS 1971

Ajax-Panathinaikos

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Ajax-Panathinaikos 1971

AJAX-INTER 1972

Ajax-Inter

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Ajax-Inter 1972

AJAX-BAYERN MONACO 1973

Ajax-Bayern Monaco

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Ajax-Bayern Monaco 1973

AJAX-JUVENTUS 1973

Ajax-Juventus

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Ajax-Juventus 1973