Antefatti

A inizio febbraio 1949 il Grande Torino ha ormai superato il momento di crisi del girone d’andata, nonostante non fosse ancora riuscito, complice una serie impressionante di infortuni, ad imbastire quella inesorabile fuga che aveva contraddistinto la sua marcia nei due campionati precedenti.

Il 6 gennaio 1949 i granata si erano laureati campioni d’inverno con due punti di vantaggio sul Genoa che, il 26 dicembre, aveva inflitto un pesante 3-0 agli Invincibili. A tre punti invece seguivano l’Inter, la squadra più attrezzata ad insidiare lo scettro di campione d’Italia ai granata e la sorpresissima Lucchese, squadra guidata da un allenatore di cui sentiremo parlare a lungo: Gipo Viani.

Dopo la brutta sconfitta di Genova, però, i granata hanno ripreso la loro marcia con sei vittorie (contro Bari, Pro Patria, Atalanta, Roma, Sampdoria e Livorno) e due soli pareggi (contro Palermo e Lucchese). In squadra i ragazzi di Erbstein comandano di nuovo il campionato con sei punti di distacco su uno strano terzetto composto dall’Inter e dalle due genovesi (Genoa e Sampdoria). La Juventus è invece la grande delusione di questa stagione: i bianconeri sono infatti al settimo posto con 27 punti, dietro anche al Milan e alle due matricole terribili Lucchese e Triestina.

La squadra del giovane presidente Gianni Agnelli ha pagato il flop dello scozzese Jordan, prelevato dal Tottenham su consiglio dell’allenatore Chalmers (scozzese anche lui) che però si rivela troppo lento e compassato per un campionato già molto tattico, come quello italiano. Il danese John Hansen dopo un primo mese difficoltoso ha iniziato ad ambientarsi alle nostre latitudini a suon di gol, mentre l’altro danese, Pløger, acquistato a gennaio dopo essere stato letteralmente scippato al Milan (che fu poi “risarcito” con un certo signore svedese di nome Gunnar Nordahl, già bloccato in precedenza dai bianconeri!), continua ad essere un oggetto misterioso. Il derby del 13 febbraio 1949, che si gioca allo Stadio Comunale solo perché il piccolo Filadelfia non è sufficiente ad ospitare un evento di tale portata, per la Juventus può salvare l’intera stagione.

Le due squadre

Il 13 febbraio 1949 alle ore 15 di una fredda domenica torinese caratterizzata da qualche fiocco di neve le due squadre entrano in campo: il Torino della coppia Egri Erbstein (direttore tecnico) – Lievesley (allenatore) scende con la seguente formazione, modulata sul classico WM, il vero marchio di fabbrica della leggendaria formazione granata: in porta Bacigalupo, nel terzetto di difesa giocano Ballarin e Maroso come terzini di fascia e Rigamonti come perno centrale della retroguardia, i due mediani davanti alla difesa sono Castigliano e il tuttofare Martelli, Loik e Valentino Mazzola sono la classica coppia di mezzali, il tridente offensivo è composto da Menti ed Ossola sulle estreme e Gabetto al centro.

La Juventus di William Chalmers, anch’essa schierata con il Sistema, risponde con Sentimenti IV (detto Cochi) tra i pali, Manente e Rava sono i due terzini “larghi”, Parola il centrale difensivo, come mediani bassi giocano Sentimenti III (detto Ciccio) e Angeleri, il quadrilatero di centrocampo viene completato dagli interni Cergoli e Hansen. Il trio d’attacco vede Pløger e Caprile impiegati come ali e Boniperti terminale offensivo centrale.

Arbitro dell’incontro è il signor Galeati di Bologna, uno dei fischietti più apprezzati all’epoca.

Torino-Juventus 1949

I granata sono nella loro formazione tipo con Martelli al posto dell’indisponibile Grezar; nella Juventus manca, invece, il capitano Depetrini, sostituito da Sentimenti III.

Sarà proprio quest’ultimo ad aver l’ingrato compito di marcare Valentino Mazzola, condottiero e fuoriclasse del Grande Torino. Interessante anche il duello John Hansen-Castigliano che sarà vinto nettamente dal forte mediano torinista.

Cronaca

Primo tempo

Nei primi minuti di gara si assiste alla solita partenza a razzo dei granata, al 5’ si vede la classica azione corale dei granata: Mazzola supera due juventini e crossa al centro, Loik di testa serve Menti, che nel frattempo si era spostato in mezzo e tiro del vicentino coglie in pieno il palo. Risponde la Juve con Hansen, ma il suo colpo di testa non impensierisce Bacigalupo. All’11’ è il turno di Gabetto che si incunea in mezzo alla difesa bianconera e calcia un fendente che Sentimenti IV respinge in angolo.

Al 17’ il match si sblocca: è ancora l’ex Gabetto protagonista, con un tiro di punta che anticipa il suo marcatore Parola ed inganna il portiere Sentimenti IV che, preso in controtempo, non accenna neanche al tuffo, sperando che il pallone finisse a lato, ma la sfera invece finisce in fondo al sacco, dopo aver sbattuto contro il palo.

Allo svantaggio mister Chalmers inverte le posizioni di Boniperti (che si sposta alla mezzala destra) e Cergoli (che passa centravanti), ma la mossa non dà i suoi frutti perché il Torino continua a dominare con azioni corali che mandano in visibilio il pubblico di fede granata.

Boniperti

Al 40’ Ossola colpisce il secondo palo della giornata, mentre un minuto dopo Mazzola manda in estasi i suoi tifosi con un bellissimo passaggio di tacco al volo.

Secondo tempo

All’inizio della ripresa il Torino, che avrebbe meritato di condurre il primo tempo almeno sul 3-0, inconsciamente si rilassa e al 49’ Cergoli, su assist di Boniperti, trova il pareggio: Bacigalupo, probabilmente coperto da un compagno, non vede il pallone partire e neanche accenna alla parata. La reazione della squadra di Erbstein però è immediata e pochi minuti dopo, altra azione strappa applausi dei granata: Gabetto serve Mazzola che a sua volta passa a Menti, cross basso dell’ala destra del Toro e conclusione a botta sicura di Gabetto e bella parata di Sentimenti IV in presa.

Al 55’ però, su un corner dalla sinistra il portiere juventino pasticcia in uscita mancando il pallone (forse disturbato da un avversario) e Loik da pochi passi non può sbagliare: 2-1 per il Toro. Nel dopo partita Sentimenti IV rilascerà queste telegrafiche dichiarazioni: “Un granata mi ha toccato il gomito, per questo la mia presa è mancata”.

Al 60’ altra splendida azione del Torino con Ossola che da pochi passi centra il suo secondo palo di giornata, con Sentimenti battuto. Il Torino continua a dominare, pur perdendosi in qualche ricamo estetico di troppo e al 78’ è Loik, su sponda di Gabetto, con la sua classica conclusione in diagonale, a fissare il definitivo 3-1.

La Juventus reagisce quando i buoi sono scappati dalla stalla da un pezzo: all’83’ Cergoli, il migliore in campo in casa juventina, calcia un bel tiro in diagonale ma Bacigalupo risponde “presente!” con un bel tuffo sulla sua destra. Un minuto dopo Hansen (in ombra il danese) di testa coglie la traversa, ma ormai è troppo tardi.

Al triplice fischio i tifosi del Torino inscenano un’ovazione per i loro beniamini con tanto di bandiere sventolate e cori per i campioni granata. I bianconeri invece escono dal campo a capo chino: ancora una volta il Torino ha dimostrato di essere una squadra nettamente più forte di quella juventina. In serata una tragica notizia, quasi un segnale premonitore di quello che accadrà il 4 maggio, squarcia l’atmosfera di festa in casa granata: Giovanni Ossola, cinquantottenne gioielliere di Varese e padre dell’ala sinistra granata Franco, muore in un incidente stradale mentre con la sua Topolino stava ritornando assieme alla moglie (salva per miracolo) nella sua Varese da Torino.

Francesco Scabar